Politica Politica interna

La politica dei matrimoni combinati

I partiti italiani reagiscono ad una legge elettorale che favorisce le coalizioni e, fra alleanze inaspettate e alleanze antiche, il loro opportunismo improvvisato e circonstanziale rischia di consegnare il Paese all’instabilità.

Presto gli elettori italiani saranno chiamati alle urne, e secondo i sondaggi ad ottenere la maggioranza dei voti sarà la coalizione di centrodestra, formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Non è un caso: i meccanismi della nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis, favoriscono la formazione di alleanze politiche. Con questo nuovo sistema, 1/3 dei parlamentari verrà eletto con sistema maggioritario, ovvero a vincere sarà il candidato che nel collegio uninominale avrà ricevuto la maggior parte dei voti; e i restanti 2/3 saranno designati tramite sistema proporzionale, ossia in aula arriveranno più eletti dallo stesso collegio, in base alle percentuali ottenute dalle rispettive liste. Un’alleanza formata da più partiti può quindi decidere di spartirsi i collegi uninominali per sostenere un unico candidato comune, così da evitare inutili dispersioni di voti. In altre parole, un candidato sostenuto da ben tre partiti, otterrà quasi sicuramente più voti rispetto ad uno sostenuto da una sola formazione.

Tutto ciò ha spinto le formazioni politiche minori a tentare in ogni modo di coalizzarsi per riuscire a superare lo sbarramento del 3%, creando delle alleanze a dir poco inaspettate. Ad esempio, la lista +Europa della storica pasionaria radicale Emma Bonino si presenterà alle urne con il Centro Democratico dell’ex democristiano Bruno Tabacci, così da non dover presentare le 25mila firme richieste ai nuovi partiti; due personalità, due ideologie e due partiti lontani anni luce tra loro. Basti pensare che la Bonino, negli ultimi anni, è stata una forte sostenitrice dei matrimoni omosessuali, mentre Tabacci si è sempre schierato contro. Non solo. I radicali combattono strenuamente per una legislazione che permetta l’eutanasia, cosa che potrebbe essere difficile da accettare per un partito come Centro Democratico, caratterizzato da forti correnti cristiano-democristiane. Ancora più rocambolesco è il fatto che ai radicali della Bonino sia stato offerto di correre con i socialisti di Insieme, proposta che è stata però rifiutata nonostante le assonanze politiche che legano i due schieramenti. Persino più assurdo è che l’Italia dei Valori, partito che più volte si è scontrato con Angelino Alfano sul tema della giustizia, il 4 Marzo si ritroverà alleato con Alternativa Popolare, che è proprio la lista del Ministro degli Esteri. Quello dell’IdV non è certo l’unico ripensamento. Anche Gianni Alemanno, ex Sindaco della Capitale, che nel 2014 criticò Salvini per aver ampliato gli interessi del suo partito al Sud, sosterrà il leader della Lega come candidato Presidente del Consiglio.

Ma non sono solo le formazioni minori a cercare a tutti i costi di allearsi. Dopo anni di scontri e incomprensioni, infatti, il centrodestra si ritroverà unito alle elezioni politiche. Berlusconi, Salvini e Meloni si sono incontrati il 7 Gennaio ad Arcore proprio per ufficializzare questa coalizione che potrebbe riportare il centrodestra al governo dopo sette anni. Benché manchino ancora i dettagli dei programmi elettorali, si sa per certo che i tre partiti sosterranno obiettivi comuni, come la diminuzione delle tasse, la semplificazione della burocrazia, le riforme della giustizia e del sistema tributario, la difesa del Made in Italy e il controllo dell’immigrazione. Tra tutti svetta però la cancellazione della Legge Fornero sulle pensioni, fortemente voluta dalla Lega. Tuttavia, le destre dovranno sciogliere ancora numerosi nodi, soprattutto in caso di vittoria alle elezioni. Uno dei punti cruciali sarà infatti il nome di chi salirà a Palazzo Chigi. Sul simbolo di Forza Italia campeggerà la sigla «Berlusconi Presidente», così come su quello della Lega vi sarà «Salvini Premier», il che è abbastanza contraddittorio per una coalizione. Il Cavaliere, che punta al suo quinto governo, ha tuttavia già proposto nomi alternativi, come quello di Franco Frattini o quello dell’ex Comandante Generale dei Carabinieri Gallitelli. Salvini, dal canto suo, continua a sostenere che l’unico candidato premier del centrodestra sia lui. Ma il vero interrogativo è: sarà possibile una pacifica collaborazione tra il Cavaliere e il leader della Lega? Non è semplice rispondere. I due politici, infatti, non hanno esitato ad attaccarsi negli ultimi anni, così come i loro rispettivi partiti si sono spesso ritrovati in disaccordo. Un eclatante esempio si è avuto durante la discussione sulla nuova legge elettorale: la Lega avrebbe preferito un sistema maggioritario puro, col quale avrebbe guadagnato un alto numero di seggi se fosse diventata primo partito del centrodestra; Forza Italia, invece, ha spinto per il proporzionale, in vista di una più equa divisione dei seggi con l’alleato Salvini.

È necessario specificare che le coalizioni saranno ufficiali dal 29 Gennaio, data nella quale ogni formazione politica dovrà presentare le proprie liste di candidati. Pertanto non solo i dettagli di ogni singola alleanza restano ancora un’incognita, ma addirittura ci potremmo trovare davanti a delle sorprese dell’ultimo minuto.    

Persino il Movimento 5 Stelle ha aperto alle alleanze. Non elettorali, sia chiaro, ma post 4 Marzo. Nel nuovo codice etico del partito, difatti, in una nuova ottica di pragmatismo, è specificato che i parlamentari grillini debbano «compiere ogni atto funzionale all’attuazione e realizzazione del programma del M5S e […] astenersi da comportamenti che possano risultare di ostacolo per l’attuazione del programma». Tuttavia, se il Presidente Mattarella incaricasse Luigi Di Maio di formare un nuovo esecutivo, ci troveremmo davanti a delle larghe intese solo “di facciata”, in quanto l’agenda del nuovo governo sarà inderogabilmente quella del M5S. Almeno in teoria.          

Dulcis in fundo, neanche il Partito Democratico è assente al gioco delle coalizioni. Nonostante sia padre di una legge elettorale che premia le coalizioni, non è stato semplice per il partito di Matteo Renzi trovare degli alleati. Ne è scaturita una coalizione debole, formata da PD, Alternativa Popolare, +Europa, Insieme e partiti minori, che secondo la maggior parte dei sondaggi arrancherà con fatica oltre il 25%. Vi è solo una formazione che può essere definita a tutti gli effetti “di sinistra”, e non è il Partito Democratico, bensì Insieme, formato dai socialisti, dai Verdi, da Area Civica e da Area Progressista. Per il resto ci troviamo davanti a liste di centro, soltanto tendenti alla sinistra, come il PD stesso. Addirittura, una parte di Alternativa Popolare (ora denominata Civica Popolare) è guidata dalla Ministra della Salute Beatrice Lorenzin, ex membro di Forza Italia prima, e del Popolo della Libertà poi.

La scena politica italiana non è nuova ad alleanze temporanee e inaspettate, ma indubbiamente le elezioni di quest’anno riusciranno a superare ogni connubio che abbiamo già visto in passato. Tra affinità e repulsioni sembra quasi di trovarci davanti ad una serie di matrimoni combinati, arrangiati col solo scopo di arrivare al governo o, per lo meno, di superare lo sbarramento che separa da un seggio a Montecitorio o a Palazzo Madama. Sarà davvero una legge elettorale basata sulle coalizioni, perennemente aggrappate ad un filo nella storia politica italiana, ad offrici finalmente un governo stabile e duraturo?

di Alex Lung

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