Cultura Musica

Il canto di WolF, rapper monteverdino

Negli ultimi tempi Roma sta offrendo al pubblico televisivo e informatico nuovi cantanti di ogni genere. Segno, questo, che il talento non manca e può sorgere ovunque: anche a pochi isolati di distanza da dove si vive, nel proprio quartiere. Da qualche giorno, infatti, Monteverde ha un nuovo rapper. Il suo nome è WolF, e poco si sa di lui. La riservatezza sembra essere la sua parola d’ordine, vista la scelta di pubblicare le proprie canzoni sotto pseudonimo: un comportamento in controtendenza rispetto ai molti artisti che, come spesso accade, ricercano la popolarità costruendo ed esponendo il proprio personaggio prima ancora che i propri lavori. La cosa certa è che Divisi, il suo primo singolo, sta già riscuotendo un successo non indifferente, con più di diecimila visualizzazioni a una settimana dalla pubblicazione e centinaia di valutazioni positive. Una popolarità dovuta in parte ad un canale YouTube ben curato e all’eccellente qualità del video, ma soprattutto ad una canzone coinvolgente e dotata di uno stile con spiccati tratti originali.

Divisi riprende un tema caro al Rap, quello dell’amore perduto, ma lo fa in un modo decisamente innovativo, animato da una precisa idea artistica fondata su una serie di potenti contrasti. Come quello, lampante, tra il nome d’arte WolF (il Lupo, predatore aggressivo, forte ed energico) e una canzone che, per il tema e le sonorità, sembrerebbe quasi elegiaca. Un contrasto simboleggiato alla perfezione dal logo scelto dall’autore: un lupo sul cui muso scorre una lacrima rossa.

Ma veniamo al singolo. Il video inizia con un’inquadratura di WolF seduto al posto di guida di un’automobile, ferma su una strada affacciata sul mare, al tramonto. WolF è intento a fumare pensieroso, mentre risuona una musica di pianoforte che viene parzialmente coperta dalla batteria durante il resto del video, per tornare da sola soltanto nel finale. Si viene così a creare una “doppia base” davvero ben riuscita, in cui gli accordi riflessivi e commoventi del pianoforte si mescolano e si oppongono al più rapido beat, vitale ma non soffocante, della batteria.

Nelle scene successive WolF canta in vari luoghi sulla costa dell’Argentario, come apprendiamo dalla descrizione del video: in piedi di fronte a una costruzione romana, seduto su un muretto con un paese alle spalle, di nuovo in piedi su un sentiero, la schiena rivolta al mare; continui spostamenti che comunicano un senso di irrequietezza del tutto in sintonia con le prime strofe.

La canzone parla di una storia d’amore ormai finita. Lei se n’è andata, e ciò viene vissuto dall’autore come un duro colpo inferto dalla vita che, come il noto personaggio Rocky Balboa, «colpisce e incassa». L’amata non viene mai descritta; si intuisce soltanto l’importanza nella sofferenza che si è lasciata dietro. WolF descrive questo dolore in modo franco, diretto, senza mai scadere nel retorico: i continui ricordi di lei (la sua collana, il suo profumo), la malinconia, l’immobilità, l’incapacità di trovare consolazione nell’alcol, nella droga e nelle distrazioni. Nel video assistiamo a uno sfasamento temporale: a volte è pieno giorno, altre volte è primo pomeriggio, altre volte ancora il sole sta tramontando o sta per farlo. Del resto, come dice la canzone, «fuori è buio ma è mattino». Tutto si confonde, e si perdono i punti di riferimento.

Nel video non manca un lato ironico, che troviamo in alcune enfatiche inquadrature su certi dettagli dell’abbigliamento e dell’automobile di WolF, inquadrature che sembrano racchiudere una velata critica al consumismo. Gli abiti di marca, una lussuosa Mercedes, un costoso orologio, per quanto eleganti e ostentabili, non riescono né a nascondere né a curare i veri bisogni e le ferite dell’animo umano. In questo senso, la chiave dell’interpretazione viene fornita dal motto di WolF, che appare su uno sfondo nero al termine del video: «Wolf’s Tusk, Soul’s Mask» («zanna del lupo, maschera dell’anima»). La zanna, aggressivo status symbol dei lupi contemporanei, si rivela nient’altro che uno strumento per nascondere i propri veri sentimenti, non solo agli altri ma anche e soprattutto a se stessi. Anche a livello delle tematiche, dunque, ci troviamo di fronte ad un nuovo contrasto.

Nella seconda metà della canzone il ritmo si fa più triste e concitato. Nelle parole della canzone, ulteriori, ossessivi ricordi della bellezza dell’amata e dei momenti passati con lei si alternano a una crescente sensazione di abbandono e di malinconia. Non è un caso che nel video l’ora si faccia tarda e il sole si avvicini sempre più al tramonto, mentre il paesaggio diventa sempre più scuro e freddo. Le colline e il mare si oscurano, desolati e deserti. La disperazione viene rotta soltanto dal ritornello che, interponendosi fra le strofe, rappresenta una pausa di riflessione, un tentativo di accogliere il dolore, di accettarlo insieme agli altri ricordi come qualcosa di appartenente al passato e cambiare strada. Alla fine, dopo un ultimo refrain, la tensione sembra sciogliersi e la canzone si chiude con il suono del flatline di un elettrocardiogramma, a comunicare un sentimento ormai spento, una storia ora davvero terminata dopo che il dolore, attraverso il canto, ha trovato un modo per esprimersi.

Divisi è davvero un’ottima canzone d’esordio, sincera e potente, fresca e innovativa. Nella ritmica ci sono ancora dei margini di miglioramento, ma se queste sono le premesse non possiamo che aspettare con entusiasmo il prossimo lavoro. Non ci resta che augurare a WolF, che quest’animale lo conosce bene: in bocca al Lupo!

di Alessandro Vigezzi

 

Ascolta il singolo di WolF: youtube.com/watch

Un commento su “Il canto di WolF, rapper monteverdino

  1. Michelangelo

    Anali puntigliosa ,scritta in un Italiano che pochi ormai usano nel modo giusto.
    Comprensibilissimo anche per chi non si intende di critica musicale , piacevole da leggere e chiarificatore per coloro che si limitano ad ascoltare il brano come semplice espressione musicale…

    Piace a 1 persona

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